Consumare un paio di "drink" al giorno non danneggia il cuore. A sostenerlo sono 2 studi appena pubblicati su Lancet Public Health e sul Journal of the American Heart Association. Il primo è una metanalisi di 36 trial clinici da cui emerge che la riduzione del consumo di alcolici abbassa la pressione sanguigna in modo dose dipendente. Secondo Michael Roerecke, del Centre for Addiction and Mental Health di Toronto in Canada e coautore dello studio, limitare l’assunzione di alcol riduce la pressione anche nelle persone che bevono 2 drink al giorno, ma gli effetti più significativi si notano per consumi maggiori: in coloro che bevevano 6 o più bicchieri al giorno ed hanno poi dimezzato la dose i valori pressori di sistolica e diastolica sono calati in media di 5,50 e 3,97 mmHg rispettivamente. Per i forti bevitori, quindi, la riduzione del consumo di alcol a 2 o meno bicchieri al giorno potrebbe essere la prima scelta nel trattamento dell’ipertensione.Il secondo studio, coordinato da Darragh O’Neill dell’University College di Londra, ha messo in correlazione nell’arco di 25 anni il consumo di alcol e le modifiche nella rigidità dei vasi arteriosi, espressa dalla velocità di propagazione delle onde carotidee-femorali. La velocità di propagazione di queste onde è un marcatore prognostico affidabile di morbilità e mortalità cardiovascolare, con valori elevati che corrispondono a una maggiore rigidità arteriosa. Dopo aver valutato i dati di quasi 4000 partecipanti per lo più maschi, i ricercatori hanno scoperto che i forti bevitori (consumo superiore a 110 g di etanolo la settimana) hanno valori di velocità di propagazione delle onde carotidee-femorali significativamente maggiori dei bevitori moderati che assumono meno di 110 g settimanali, dovuto alla maggiore rigidità dei vasi arteriosi.Va ricordato che una Unità alcolica (UA) corrisponde a circa 12 g di etanolo ed ècontenuta in 1 bicchiere di vino, 1 lattina di birra o 1 dose da bar di superalcolico. Per concludere, secondo gli scienziati un consumo moderato di alcol si associerebbe anche a valori più elevati di colesterolo ad alta densità (colesterolo HDL), un fattore protettivo contro l’irrigidimento delle arterie