«L’alimentazione corretta ed equilibrata è uno dei mezzi attraverso cui potenziare le cellule immunitarie». A ricordarlo è Stefania Setti, medico nutrizionista e responsabile del Servizio di nutrizione clinica e dietetica di Humanitas Gavazzeni a Bergamo. L’importante è scegliere bene quello che si mangia: ad aiutare a tenere alla larga le infezioni sono frutta, verdura, miele e spezie.
«Ci sono certi periodi dell’anno come la stagione fredda - sottolinea l’esperta - nei quali il nostro sistema immunitario è più debole con maggiore difficoltà a combattere le infezioni. Un’alimentazione ricca di alcuni micronutrienti, vitamine e minerali può contribuire a rinforzarlo». Alcuni alimenti si rivelano poi utili quando il malanno arriva.
«Nella dieta dell’influenzato devono entrare cibi ricchi di vitamine, soprattutto vitamina C ed E, e di minerali come ferro e zinco. Sulla tavola non devono quindi mancare frutta (soprattutto arance, kiwi e mandarini) e verdura, in particolar modo gli ortaggi della famiglia cui appartengono cavoli e broccoli». Miele e spezie, inoltre, sono ingredienti irrinunciabili in questa stagione.
«Sono stati effettuati numerosi studi clinici - spiega Setti - per verificare e confermare le proprietà antibatteriche del miele. Grazie alla sua concentrazione zuccherina e al suo pH acido è in grado di bloccare la crescita di numerosi batteri quali Salmonella, Staphylococcus aureus, Bacillus cereus, Bacillus subtili. Ha inoltre proprietà emollienti e fluidificanti: sciolto in tè o latte caldi rappresenta un valido alleato per calmare la tosse e contrastare i processi infiammatori delle vie aeree».
Per quanto riguarda spezie ed erbe aromatiche, continua la specialista, numerosi studi sia in vitro sia in vivo hanno evidenziato l’efficace effetto antinfiammatorio di sostanze come la curcumina (dalla curcuma) e il gingerolo (contenuto nello zenzero), ma anche di alcune piante aromatizzanti come menta, timo, maggiorana, origano, basilico e rosmarino.
"È bene tuttavia precisare - conclude la nutrizionista - che la quantità di sostanza attiva utilizzata in laboratorio per condurre gli esperimenti è molto più elevata della quantità che un singolo individuo può assumere quotidianamente. Per questo la dieta è particolarmente importante: dove non può la quantità, può probabilmente il tempo».