La mucuna pruriens, un legume diffuso in alcune aree equatoriale e utilizzato come fertilizzante in molti Paesi del Sud del mondo, è in grado di attenuare i sintomi del Parkinson proprio come fa la levodopa, il farmaco più diffuso contro la malattia neurologica. Lo confermano gli esperti dell’ASST Gaetano Pini-Cto di Milano, che sul "legume dei poveri" hanno condotto in Bolivia uno studio clinico.
Nel loro studio sulla mucuna, i ricercatori del Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento del Pini-CTO di Milano, diretto dal presidente dell’Associazione italiana parkinsoniani (AIP) Gianni Pezzoli, hanno misurato i miglioramenti nella mobilità dei pazienti che assumono il legume. Si tratta di un alimento naturalmente ricco di levodopa, da consumare saltato in padella e triturato. La varietà della pianta coltivata in Bolivia ha un contenuto di levodopa pari al 5,7% del peso. Gli esperti hanno valutato le capacità di movimento dei pazienti dopo 90 e 180 minuti dall’assunzione della mucuna, e hanno misurato quanto impiegava il legume per fare effetto e quanto durava il suo beneficio. I dati più rilevanti sono stati osservati somministrando una quantità di mucuna che conteneva livelli di levodopa 5 volte superiori a quelli normalmente usati nei farmaci. La capacità di muoversi dei pazienti trattati in questo modo era maggiore rispetto a chi aveva assunto i tradizionali farmaci, sia dopo 90 sia dopo 180 minuti. La mucuna risultava efficace prima e più a lungo, nonché più tollerata. È stata testata anche una dose inferiore di mucuna, con un contenuto di levodopa 3,5 volte superiore a quello dei comuni farmaci. Anche in questo caso si sono visti gli stessi effetti delle terapie farmacologiche.
«L’impiego della mucuna pruriens - precisa Pezzoli - va inteso come un’importante opportunità per trattare i pazienti con malattia di Parkinson in quei paesi dove le terapie farmacologiche risultino troppo costose per i sistemi sanitari nazionali e per i malati stessi. Va ricordato invece che in Italia, dove le terapie farmacologiche tradizionali sono disponibili gratuitamente grazie al SSN, non è necessario indirizzare i pazienti verso questo tipo di terapia».