Sono 4 milioni e mezzo gli italiani che soffrono di depressione, una malattia invalidante che coinvolge sia la sfera affettiva che cognitiva dell’individuo con ricadute negative sulla vita familiare e lavorativa, sullo studio, sulle abitudini alimentari e sul sonno, sulla salute fisica con forte impatto sullo stile e sulla qualità di vita generali. A determinarne l’insorgenza possono essere la fragilità emotiva, traumi e stress, le difficoltà della vita, il parto, l’abuso di sostanze, le malattie croniche, ecc.
Al vaglio degli esperti è anche il possibile coinvolgimento del patrimonio genetico, che potrebbe giocare un ruolo tutt’altro che secondario. A confermarlo recentemente è un poderoso studio del Massachusetts General Hospital di Boston su circa 350 mila persone di origine europea (un quarto delle quali aveva già una diagnosi clinica di depressione), grazie al quale sarebbero stati individuati sul Dna dei pazienti i geni associati alla depressione. I ricercatori sono così riusciti ad evidenziare differenze a livello genetico in almeno 15 diverse posizioni del genoma, per un totale di 17 "geni della depressione".
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Genetics, sottolinea l’importanza di approfondire la ricerca anche sulle radici biologiche della malattia, senza dimenticare che si tratta di un disturbo complesso con profonde interferenze ambientali quali il vissuto della persona, le esperienze negative, ecc. Mettere insieme i tasselli di questo immenso puzzle clinico, fondato su meccanismi organici e fattori ambientali, rappresenta un’opportunità incredibile per la messa a punto di nuove soluzioni farmacologiche efficaci.