Aumenta la sopravvivenza dei malati oncologici la meditazione, con netto miglioramento anche della loro qualità di vita. A crederci per primo fu il medico oncologo e radioterapista americano Carl Simonton, fondatore del Simonton Cancer Center di Malibù in California, che alla fine degli anni ’70 avviò una fervida attività di ricerca sull’applicazione della meditazione in ambito oncologico, unita a una corretta informazione, alla terapia cognitiva e all’associazione con le più tradizionali cure mediche.
Sulla meditazione nei processi di cura e come pratica di benessere l’Associazione GEA organizza il prossimo 12 marzo a Sondrio, con il patrocinio della Federazione dei Collegi degli infermieri (Ipasvi) e l’accreditamento Ecm ASST Valtellina e Alto Lario, un convegno appositamente dedicato a uno dei più noti metodi di applicazione della meditazione al trattamento dei tumori: "ArmoniosaMente", con l’M maiuscola per sottolineare la centralità della mente in questa metodica che, rifacendosi ai principi teorici della fisica quantistica, ha come obiettivo quello di creare una condizione di armonia nel "sistema energetico" della persona malata.
«Nel nostro Dipartimento oncologico - spiega Gioacchino Pagliaro, direttore UOC Psicologia ospedaliera dell’Ospedale Bellaria Ausl di Bologna e relatore al convegno - la meditazione è stata introdotta per la prima volta nel 2003 per le pazienti con tumore alla mammella. Un’esperienza che integrava la meditazione con un’azione di educazione sanitaria, trattamenti di tipo cognitivo e un’attività di supporto psicologico».
Un metodo, precisa l’esperto, articolato in due fasi. La prima, condotta da diversi medici specialisti (senologo, anatomopatologo, chirurgo, chirurgo plastico, angiologo, oncologo, radioterapista, dietologo e medico dello sport), prevede 9 incontri a cadenza settimanale con l’obiettivo di offrire una corretta informazione sul tumore della mammella, sviluppare nelle pazienti un atteggiamento mentale fiducioso nei confronti delle terapie per mobilitare tutte le loro risorse interne, consentire ai medici di potenziare la dimensione relazionale della cura. La seconda fase prevede, invece, 5 incontri sempre a cadenza settimanale tenuti dallo psicologo, esperto in pratiche meditative, con l’obiettivo principale di insegnare alle pazienti la meditazione curativa derivata dalla medicina tibetana. L’apprendimento di tale pratica ha lo scopo di aiutare le pazienti a gestire meglio gli stati emotivi negativi (ansia, tensione, stress, depressione), migliorare il rapporto con il proprio corpo malato, generare un atteggiamento di adattamento più funzionale verso la malattia, rafforzare il sistema immunitario e aiutare i pazienti ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali attraverso la terapia cognitivo-comportamentale.
«Grazie a questo metodo - conclude Pagliaro - le pazienti vengono aiutate a dare un nuovo senso alla loro esistenza, riprendendo pieno controllo sulla malattia alla quale conferire un nuovo significato, e soprattutto risvegliare il loro potenziale interno di guarigione facendole partecipi attive all’interno del loro processo di cura».
Per ulteriori informazioni e iscrizioni al convegno rivolgersi ad Agenzia GEA, tel. 3348350769, noicisiamo@geapsicosintesi.it.