Colpisce quasi 23 mila bambini italiani ogni anno l’emangioma infantile, il più comune tumore benigno pediatrico che nella maggior parte dei casi regredisce spontaneamente, e solo nel 10% richiede il trattamento della lesione in grado altrimenti di determinare complicanze cliniche, estetiche e psicologiche anche severe. Ma, nonostante questo, il termine "emangioma" viene utilizzato in modo scorretto in oltre il 75% delle pubblicazioni scientifiche che se ne occupano. A rivelarlo è un’indagine dell’Università di Harvard, pubblicata sul Plastic and Reconstructive Surgery Journal, dal quale emerge pure che il 20% di tali pazienti hanno un rischio più elevato di ricevere un trattamento inappropriato rispetto ai pazienti con una diagnosi "corretta" secondo i criteri della Società internazionale per lo studio delle anomalie vascolari (Issva).
«Inoltre il 75% casi presi in esame dallo studio, la parola "emangioma" è stata usata in modo sbagliato», conferma Pietro Dalmonte, responsabile dell’UOSD Centro angiomi dell’Istituto pediatrico Gaslini di Genova e past president della Società italiana per lo studio delle anomalie vascolari (Sisav). «Gli errori diagnostici, 7 ogni 10 pazienti, hanno generato in seconda battuta errori terapeutici nel 20% dei casi, mentre in tutti i casi in cui il termine è stato utilizzato in modo corretto gli emangiomi sono stati trattati in modo appropriato».
«Anche in Italia - continua il clinico genovese - il mondo delle anomalie vascolari è ancora poco conosciuto e vi è confusione sui termini di "emangioma infantile" e "malformazione vascolare", patologie troppo spesso indicate entrambe con il termine generico di angioma. Purtroppo, queste patologie non sono materia di insegnamento nei corsi di laurea e la mancanza di uniformità nelle classificazioni diffuse genera definizioni improprie. Tutti i professionisti che si occupano di queste patologie in Italia dovrebbero utilizzare la stessa nomenclatura, la medesima classificazione e gli stessi protocolli operativi, perché in questo modo si può ridurre il margine di errore, gli esami inutili e soprattutto i trattamenti terapeutici inappropriati ai quali vengono sottoposti i piccoli pazienti».
Il prossimo obiettivo Sisav è quello di favorire lo sviluppo di una rete nazionale di centri multidisciplinari dedicati a tali patologie. «È importante - conclude Dalmonte - che questa rete sia ben distribuita su tutto il territorio nazionale, facendo sistema tra i centri e seguendo i medesimi protocolli operativi».
Per maggiori informazioni sulla Sisav e sulle Linee guida italiane: http://www.sisav.eu/.