È ancora abbastanza diffuso l’ipotiroidismo fetale, riconducibile ad un basso consumo di pesce o, in alternativa, di sale iodato in gravidanza. «Basti pensare che il 50% della popolazione italiana che non usa questo tipo di condimento ha una lieve carenza di iodio» conferma Dominique Van Doorne, endocrinologa e segretaria scientifica di Atta-Lazio Onlus che, in occasione di un evento promosso dal Ministero della Salute all’Expo di Milano, ha illustrato alla platea costituita principalmente da ragazzi l’importanza del sale iodato nell’alimentazione.
«Se c’è una lieve carenza di iodio, la tiroide funziona a regime ridotto, rallentando la macchina metabolica umana. Così, il bambino diventa pigro e fa fatica in classe con ricaduta negativa sul rendimento scolastico. Lo iodio, infatti, è un componente fondamentale per la sintesi dell’ormone tiroideo, importante per lo sviluppo del sistema nervoso del feto e del bambino", spiega l’esperta. «Le ricerche dimostrano che un buon consumo di sale iodato ha una ricaduta positiva sul quoziente d’intelligenza (Qi). In particolare, una ricerca americana ha confrontato il Qi della popolazione più giovane residente in alcune aree del paese a distanza di 100 anni, tenendo conto dei consumi di questa sostanza. Si è visto così che l’incremento di Qi nei bambini di 8 anni, dovuto alle migliori condizioni generali di vita e nutrizionali, è stato maggiore laddove era maggiore il consumo di sale iodato».