Il 90,8% dei pazienti con malattie croniche intestinali (MICI), morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, ha un inadeguato apporto di calcio che determina un maggior rischio di osteoporosi e quindi di fratture ossee. Si tratta di uno dei temi affrontati durante il 2° Congresso Nazionale della Società Italiana di GastroReumatologia (SIGR).
«Questo aspetto è spesso misconosciuto e sottovalutato - afferma il prof. Vincenzo Bruzzese, Presidente Nazionale della SIGR - l’osteoporosi è una patologia subdola che si evidenzia con l’avvento indesiderato di una frattura ossea».
«I pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali sono ad elevato rischio di osteoporosi per la presenza di più fattori di rischio concorrenti - spiega il gastroenterologo prof. Piero Vernia del Dipartimento di Medicina Interna all’Università di Roma La Sapienza - La cronicità delle malattie comporta l’esposizione per tempi prolungati ad elevate concentrazioni di citochine pro-infiammatorie, che svolgono di per sé una azione negativa sul metabolismo osseo. Secondo fattore negativo è il frequente e prolungato uso di farmaci cortisonici, che notoriamente aggravano il problema, in quanto influisce negativamente sull’attività degli osteoblasti, le cellule che formano le ossa, mentre rimangono attivi gli osteoclasti, responsabili del riassorbimento dello scheletro. Altro fattore aggiuntivo è dato da una dieta povera di latte e latticini, che rappresentano la principale fonte dietetica di calcio».
Inoltre in alcune malattie intestinali è proprio l’intestino tenue a perdere la capacità di assorbimento del prezioso minerale e molti dei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali tendono ad avere una ridotta esposizione al sole, con la conseguente riduzione della preziosa vitamina D.
«Ecco allora che questi pazienti devono essere valutati nella globalità e non solo nelle patologie presenti - sottolinea Bruzzese - così da prevenire l’insorgenza di problemi medici che possano peggiorare ulteriormente la vita di questi soggetti».
Il professor Vernia consiglia di monitorare la salute delle ossa attraverso una MOC (mineralometria ossea computerizzata) e di considerare l’opportunità di ricorrere ad una supplementazione di calcio e di vitamina D, soprattutto nei soggetti in trattamento con corticosteroidi. L’integrazione con vitamina D può non solo prevenire la degenerazione ossea ma migliorare il quadro clinico delle MICI grazie alle sue proprietà immunomodulanti.